IO BAMBINA

IO BAMBINA

“… Sono nata quando ormai i miei genitori non erano più giovanissimi, tutti e due avevano superato abbondantemente i quarant’anni, figlia unica super coccolata, responsabilizzata e stimata da mio padre, massacrata e destabilizzata da mia madre.
I miei primi anni di vita li ho condivisi con la tata Maria, poi una terribile ‘avventura’ in collegio durata una quindicina di anni, principalmente a causa del lavoro troppo impegnativo da parte dei miei genitori di conseguenza pochissimo tempo a disposizione, secondo perchè a volte i figli anche se desiderati, brutto a dirsi ma sono di ‘intralcio’ alla vita di coppia.
Ho avuto una madre molto, molto arrabbiata con sè stessa ed invidiosa del bellissimo rapporto che con il passare degli anni e crescendo, avevo costruito con il mio papà.”
La mamy mi ha cresciuta a pane e botte, ehhh si, sfogava su di me tutte le sue frustrazioni, per qualsiasi cosa che non funzionava nel suo rapporto matrimoniale, ripetendomi sempre che io ero uguale a lui, ovviamente nei difetti, denigrandomi anche per la mia forte somiglianza fisica, io e il mio papà come una mela spaccata a metà.
“Con il passare degli anni, crescendo, pensavo e speravo che lei potesse cambiare idea nei miei confronti e che con un pò di dialogo potevamo avvicinarci, ma niente, anzi, ad ogni mia domanda oltre che agli schiaffoni, la risposta era sempre la stessa: tanto tu non capisci, sei una cretina, ci sono cose che non sai e che non devi sapere, tu non combinerai mai nulla di buono nella vita, il più grande dispiacere è che tu non sei e non sarai mai come me!!!
Però che bello quando un genitore si rivolge così ad una figlia, grazie per avermi insegnato il significato della parola autostima.
Nel maggio del 1991 morì il mio adorato papà, con lui se ne andò per sempre anche ciò che rappresentava per me ovvero un amico, un fratello, si proprio così, io con lui potevo sentirmi libera di ridere, scherzare, parlare tranquillamente anche di cose ‘intime’ come la mia prima cotta per Lorenzo quanto era bello con i suoi occhioni verdi ancora me lo ricordo, whit my father non avevo nessun timore di essere giudicata o ritenuta una persona pressoché inutile, anzi mi incoraggiava, mi spronava, cercando sempre di mostrarmi la retta via, mi insegnava i giusti valori in cui credere, insomma era il mio faro, la luce che io trovavo sempre nei miei momenti bui, nelle difficoltà del crescere, nel costruirsi la vita.”
Nel frattempo il mio rapporto con mia mamma non poteva che peggiorare ulteriormente, si sentiva forte, divenne anche vendicativa e sadica dato che era rimasta solo lei e nessuno poteva più difendermi.
Seppellito mio padre, dette inizio ai ‘festeggiamenti’ cominciando col buttare nella spazzatura tutti ciò che poteva essere riconducibile a papà, regalando ad amici e parenti oggetti di valore, un qualsiasi oggetto che potesse ricordare il Vittorio detto Rino, con la ‘bellissima’ scusa che, non avendo il mio affetto, lo avrebbe ottenuto dagli altri…
“Ora io dico, come potevo comunque e nonostante tutto volergli bene?? Solo perchè era mia mamma?
No!
L’unica cosa che desideravo ardentemente, ogni volta che mi picchiava, che mi insultava, era di andarmene da casa una volta raggiunta la maggiore età, i famigerati diciotto anni!!
Non contenta dei suoi gesti mise anche i bastoni tra le ruote nei miei luoghi di lavoro, nella mia relazione sentimentale, raccomandandomi di stare attenta a non avere figli perchè sarebbero stati inutili come me…
Ricordo ancora quando gli chiesi perchè mi avesse messo al mondo, la sua risposta ghignosa fu: io ho fatto una figlia solo per cambiare il mio matrimonio… azz che entusiasmo, che amorevolezza!!
Questi suoi atteggiamenti nei miei confronti hanno condizionato non poco la mia vita, la mia autostima un continuo ‘sprofondare’, relazioni di vario tipo compromesse e vivevo sempre con un grande senso di colpa per essere nata…”
“Ehh già cara mamma, questa eri proprio tu, non ti ricordi?
Io si, non potrò mai dimenticare!
Perdonare?
E’ un’altra questione… Si potrebbe anche perdonare, ma dimenticare è impossibile, sono state tante, troppe le ‘cose’ che mi hai fatto.
To be continue…”

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