OLIMPIADI RIMINI 2032 Pierpaolini Massimo

OLIMPIADI RIMINI 2032 Pierpaolini Massimo

OLIMPIADI RIMINI 2032

 

Trattasi di una biografia un po’ al di fuori della classica ‘impostazione’, nata dall’idea di Pierpaolini Massimo, un ‘visionario’ saludecese con lo spirito gogliardico dei giovani studenti universitari, che mi ha portato a sperimentare un nuovo ‘modello’ di scrittura…
Una profilo ricco di sfumature, inizialmente scritto in chiave romanzata, dove raffiorano i ricordi di una Romagna in piena bagarre discotecara che si fonde in un report, una ricerca, uno studio geografico, storico, economico e turistico che riguarda l’Italia Centrata.
Un’esperienza divertente, istruttiva, che mi ha portato a viaggiare, a collaborare con professionisti nel campo dell’economia e dell’architettura e a conoscere persone importanti del mondo dello sport, dello spettacolo, della politica.

Erano soliti ritrovarsi lì, tutte le notti…
Si sentivano come a casa anzi meglio.
Il sole ormai era tramontato da diverse ore, ma le colline riccionesi ancora conservavano il calore di un’intensa giornata d’estate.
Tutto era completamente immobile, statico, assetato, quasi stordito… persino le luci che illuminavano la Riviera ed il mare, che visto in lontananza appariva come un gigantesco specchio blu nel quale la luna poteva specchiarsi e rifarsi il trucco, sembravano supplicare una goccia di pioggia, uniti in una sorta di speranzosa attesa.
Il tavolo era sempre lo stesso, al Casale, locale soprannominato il ‘cratere del mondo della notte’, una fabbrica di sogni, testimone di scherzi goliardici e contenitore delle idee più fantasiose ed originali dei nostri protagonisti dove, il ‘buon’ Maurizio detto Bango serviva con eleganza e reverenza culinaria ogni genere di piatto che potesse soddisfare il palato dei nostri viveurs romagnoli: Massimo Pierpaolini, Franco Rattini, Giuliano Novelli, Vincenzo Marra, Fufi e Lollo. La notte per come l’hanno vissuta i nostri amici, da sempre raffigurava un magico vaso di Pandora che, al contrario di come ci insegna la mitologia greca cioè, che le conseguenze delle azioni compiute dopo l’ouverture dello scrigno risultavano negative, per loro invece era una fonte inesauribile di idee, energie, concetti, ispirazioni più o meno bizzarre.
Che spettacolo la vita notturna sulla costiera romagnola, un grande cinema all’aperto, un regno incantato per ogni tiratardi; il clima frizzante e festaiolo delle notti folli, faceva da cornice alle varie discoteche comodamente adagiate sulle colline di Riccione, una vicina all’altra come per tenersi compagnia. Locali da ballo in qualità di ‘laboratori’ del divertimento, che diedero luogo ad un vero e proprio mito discotecaro, intrattenimento allo stato puro; un impazzimento di benessere, gioia. felicità e risate, una mescolanza di ricchezze, profumi, colori, luci stroboscopiche, paillettes, una vita fatta di tante notti infinite…
Una sera ridendo, i vari compari ricordavano una delle tante ‘incursioni’, girava voce che sulle colline dell’entroterra romagnolo, era stata avvistata una pantera nera, ma nonostante fosse stata individuata da diverse persone, nessuno ancora era riuscito ad immortalarla in uno scatto e tanto ‘meno a catturarla.
Ecco, detto fatto!
I nostri amici colsero subito la palla al balzo, via, partiti, direzione Grand Hotel di Riccione.

Al suo interno ricordavano che, in una sala, c’era la statua di una pantera nera fedelmente riprodotta, Massimo essendo molto amico del proprietario, la chiese in prestito per qualche ora e, durante la medesima notte l’allegra brigata si recò al porto di Riccione, posizionarono la belva su di un motoscafo, scattarono la foto come prova evidente dell’esistenza del felino ed inviarono lo scatto alla redazione del Resto del Carlino, con tanto di titolo:
Finalmente avvistata e fotografata!
Fu così che per caso o coincidenza, forse… l’articolo uscì il giorno seguente, data: 1 Aprile.

Una sera in particolare, il sempre sorridente Massimo, arrivò al ristorante più in gazoia che mai, difatti gli amici in coro lo salutarono dicendo: t’ci ingarbined?
Siii rispose ed ora ve lo dimostrerò.
Con un gesto fulmineo spostò dal tavolo i piatti, i tovaglioli, bottiglie e bicchieri, posando al centro un compasso, lasciando così i commensali sbigottiti, incuriositi, stupiti, ad osservare il piccolo oggetto che vagamente ricordava loro lezioni di geometria.
Franco Rattini architetto, tra gli amici il più ‘vicino’ all’oggetto in questione esclamò: Massimo non dirmi che hai deciso di farmi concorrenza mettendoti all’opera con un progetto?
Massimo eclissò… e ribattendo istantaneamente:
Burdèl, ho avuto un’idea che nessuno mai aveva pensato…
Bingo va là portaci una bòcia d’vèn che stasera c’è da spatachés!!!!!
Pierpaolini riprese il compasso e tracciò sulla bianca tovaglia un cerchio perfetto…
Quindi?? Gridò Lollo, uno tra i più grandi intrattenitori delle notti della Riviera, che dato il suo trascorso ne aveva viste delle belle, mo quajòn il compasso è una novità!
Guardatemi e state ad ascoltare ribadì Massimo quasi risentito, in quanto profondamente convinto di ciò che stava per illustrare.
In quattro punti del cerchio scrisse quattro sigle: BO, AN, PG, FI; al suo interno dove puntava il compasso RN e vicino RSM.
Fufi con una fragorosa risata commentò: noi tutti stavamo pensando che stavi dando i numeri invece dai le lettere ahahahahah!!! T’ci sunèd cumè una campana!
Hai fatto trenta, ora fai trentuno mo dimla tòta Massimo, spiegati meglio!
Il ‘comandante’ invitò i suoi complici notturni a salire sulla sua astronave felliniana in partenza per un’avventura straordinaria, incredibile, onirica, carica di fascino e senso logico; facendo però una premessa prima di chiudere il portellone del veicolo spaziale ed iniziare il countdown.
Il presupposto, cioè il carburante che userò per questo volo pindarico ricco di ispirazioni, è dato dal mio forte attaccamento e amore per la Romagna terra, anteposto ciò, da qui in poi cari ragazzi, per quanto riguarda il vostro  scenario, l’immaginario, non sarà più quello di prima…
Conclusa la prefazione e richiamando l’attenzione, Massimo riprese la spiegazione.

Tutto parte da qui, dalla sigla RN.
RN sta per Rimini, città che gode di una ‘felicità’ geografica e rende la stessa un ‘unicum’ territoriale, punto mediano che in un raggio di cento chilometri in linea d’aria tocca quattro capoluoghi di regione: Bologna, Ancona, Perugia, Firenze; quattro regioni: Emilia Romagna, Marche, Umbria e Toscana, inglobando anche lo Stato della Repubblica di San Marino.
Ecco, tanto per cominciare questo è il significato delle sigle, ricordatevi amici che salpare su questa nave spaziale sarà come salire sulle spalle di un gigante per avere una prospettiva diversa.
Naaa, agnisin, t’ci fora, las’andé enfatizzò Vincenzo, Giuliano e Bingo si guardarono esterrefatti, i restanti non sapevano se ridere o piangere.
Me, a so còt cume un sardòun, disse Pierpaolini e girando le spalle si avviò verso casa, lasciandoli con una serata in meno di divertimento ma con qualche pensiero in più.
Le sere seguenti passarono velocemente nel caotico delirio notturno, ma il condottiero conoscendo bene i suoi polli, attendeva sornionamente una mossa da parte loro, la risposta non si fece attendere, infatti durante il bulirone del saturday night Franco, sempre più incuriosito anche per causa della deformazione professionale, prese Massimo per un braccio e gli disse: ora ti siedi qui, al nostro tavolo, vicino a me e prosegui con l’illustrarci il tuo sogno, perché a me le ‘cose’ sospese mi piacciono solo nei disegni architettonici, forse…
Sta da sintì, riepiloghiamo: Rimini, quattro capoluoghi e quattro regioni intercettate, con annesso San Marino.
Ma perché parlare di questa specifica area territoriale?
Ne parlo per svariati motivi, cominciando dal fattore geografico; senza nulla togliere alle altre regioni italiane, noi viviamo nel centro Italia, il cuore della Nazione, che pulsa di operosità, di generosità, di creatività, di accoglienza,  non tralasciando anche, un prodotto interno lordo di tutto rispetto.
Facciamo un passo indietro, vi aiuterà a comprendere meglio…
Tempo fa, ricordate quando mi sono recato a New York?
Si, risposero.
Ok… Andai per incontrare un amico di vecchia data, Stefano Spadoni, Presidente dei Romagnoli nella città che non dorme mai e, durante un’intervista radiofonica da lui condotta, ridendo e scherzando raccontai di questa fantasia sportiva cioè la candidatura di Rimini per le Olimpiadi del 2032.
Durante il volo di ritorno continuai a pensare e ripensare a quell’intervista e mi resi conto che questa impresa faraonica si poteva realizzare.
Come ipnotizzati e rapiti da questa allucinazione onirica, tutti quanti rimasero in assoluto silenzio, sempre più desiderosi di apprendere.
Amici immaginate la scena, tutto il mondo, la stampa, i notiziari, tutti parleranno di Rimini, del territorio litorale che parte da Cattolica fino ad arrivare a Bellaria, incorporando lo Stato di San Marino, espandendosi sino ad inglobare le suddette quattro regioni.
Maggiolino quasi sommessamente per non disturbare, chiese a Bango una ciotola di fusaia,, a pazénzia a j’ò fàma,
valà tutti questi ragionamenti mi hanno messo un certo languorino. Massimo ormai andava con un filo di gas scendendo sempre di più nei particolari, però ad un certo punto fece una precisazione: ragazzi dovete fare una cosa per me, altrimenti non posso continuare, ok??!!
Dai Massimo dat na mossa, t’fe avnì a lat i’znoch, esordì Vincenzo.
Massimo alzandosi in piedi e schiarendosi la voce disse:
Come citò Pierre de Coubertin, l’importante non è vincere ma partecipare, perciò ripetete con me:
Giuriamo di presentarci ai Giochi Olimpici da concorrenti leali, rispettosi delle regole che li governano e desiderosi di parteciparvi con spirito cavalleresco per la gloria dello sport e l’onore del nostro Paese.
Dite lo giuro?
Lo giuro! gridarono in coro.
con questa solenne promessa tutti quanti appoggiarono e condivisero il sogno di Pierpaolini.
Perfetto, grazie, allora posso proseguire.
Abbiamo la fortuna di vivere in una giurisdizione che per antonomasia è cordiale, ospitale, la nostra Riviera è famosa per questo, tutti gli anni offriamo spontaneamente e naturalmente tutto ciò che è in nostro potere per accogliere al meglio un fenomeno di massa come il turismo estivo, i romagnoli sono dei creativi, dei sognatori, sono un po’ come dei giullari alla corte della Romagna.
Per non parlare poi delle strutture architettoniche esistenti sulla zona, quindi perché non cominciare con l’assegnare alla città di Rimini la sede per il Villaggio olimpionico come punto di ripartenza?
Franco, acceso da un lampo di genio, prese la parola per un attimo, elencando quali potrebbero essere le strutture che più si prestano, una volta evidenziate e ristrutturate, ad ospitare le delegazioni, gli atleti, i visitatori, gli amici, i parenti e così via dicendo, che gravitano attorno alle Olimpiadi.
I Giochi Olimpici potrebbero essere un’ottima occasione per ‘sfruttare’ gli impianti già esistenti, riportandoli alla luce ristrutturandoli con l’ottica di risorse e non come relitti abbandonati a se stessi.
trattasi di un risanamento generale, ad esempio, per citarne alcuni abbiamo:
Cattolica, con il complesso ‘Le Navi’ occupato nella minor parte dall’Acquario ma con tanti altri metri quadrati ancora disponibili, le ‘Colonie’ di Riccione che negli anni ’30 furono un punto di riferimento architettonico locale, le ex colonie ‘Murri’ e ‘Novarese’ appartenenti al territorio riminese, Bellaria con la sua colonia Fiat, sono tutte costruzioni che si prestano a soddisfare le articolate richieste di ricettività.
Nella vicina Repubblica di San Marino troviamo strutture sia da ristrutturare ma anche impianti sportivi funzionanti, la Multi eventi Sport Domus, comprensiva di piscina olimpionica, stadio, campo da baseball e rugby.
Ampliando il raggio di azione nella regione Emilia Romagna, solo per la città di Bologna a d esempio, c’è lo Stadio Dall’Ara, il PalaMalaguti, per la Toscana l’Autodromo Internazionale del Mugello, nelle Marche lo Stadio del Conero, il PalaRossini ed infine in Umbria, l’impianto polivalente PalaEvangelisti e molti altri ancora per ogni capoluogo e regione.
Un altro particolare importante che queste aree hanno in comune è il collegamento tra i territori ed il resto del mondo; un’agevolata urbanizzazione, come la rete di trasporto sia su strada, su rotaie e viaggio aereo, di fatto ognuna delle suddette regioni è dotata di areoporti, ferrovie ed autostrade.
Il sogno cominciava a prendere una forma reale, un concetto fattibile, quasi vivente… Giuliano si ricordò, rimanendo stupito della sua memoria, di atleti che ottennero le medaglie ai Giochi Olimpici, sparando un nome dietro l’altro: Rimini: Romeo Neri velocista e ginnasta, in suo onore lo Stadio comunale della città porta il suo nome, i fratelli Stecca.
Emilia Romagna: Alberto Tomba, sciatore.
Marche: la Vezzali e la Trillini.
Umbria: Balzarini, Diana Bacosi:
Toscana: Yuri Chechi.
San Marino: Poggiali Motogp, Conti, Pelliccioni.
Dopo queste citazioni, Massimo con entusiasmo giocò il jolly, seguitemi ragazzi, vi presento lo ‘spacchettamento’, voilà!
Cus c’lè?
Lo ‘spacchettamento’, non capite??
No che non capiamo…
Voglio assegnare ad ogni regione almeno due categorie sportive in base ai riconoscimenti ottenuti con le vittorie:
Toscana, ginnastica e nuoto.
Marche, scherma e windsurf.
Emilia Romagna, sci e alpinismo.
Umbria, golf e pallacanestro.
San Marino, skeet e baseball.
A Rimini riserviamo riserviamo il compito di dare asilo in qualità di Villaggio olimpionico.
Per il momento faremo così, successivamente nelle sedi opportune sarà possibile destinarne altre o cambiare categorie.
Porca paletta, stai a vedere che questa volta ce la facciamo.
E’ tòt burdèl, voglio solo sapere cosa ne pensate, se anche voi come me credete in questo progetto, io senza di voi an vègh invel!
Ahhh dimenticavo!
Per realizzare questa imprese non abbiamo molto tempo, il 2032 arriverà in un baleno. Siamo ormai alle soglie del 2020, anno in cui si apriranno le candidature, i primi quattro anni ci serviranno per organizzare gli eventi sportivi negli impianti già esistenti che necessitano di ristrutturazione oppure ex novo là dove mancheranno, passando ai quattro anni successivi che saranno dedicati esclusivamente alla progettazione dell’evento, terminando con gli ultimi quattro anni che ci separano dall’evento alla realizzazione dell’evento stesso.
Concludo dicendovi che i posti per salire sulla fantasmagorica astronave sono limitati, prima tappa sarà sotto il ponte di Brooklyn a bordo di uno yacht, gentilmente messo a disposizione dell’Azienda Ferretti Yachts, dove per mezzo di una conferenza stampa, annunceremo la candidatura di Rimini alle Olimpiadi del 2032.
Cari amici miei, non dimenticate mai e poi mai che nella vita, credendo nell’impossibile si materializza il possibile!

 ( Il Comitato )

 

L’IPOTETICO RAGGIO DI 100 KM

Le quattro regioni comprendendo lo Stato della Repubblica di San Marino, costituiscono un ‘ambito territoriale’ di strategica centralità all’interno della mappa geografica italiana; in cui transitare obbligatoriamente in caso di
percorrenza da nord a sud e viceversa, questa
caratteristica le rende uniche e nel contempo
autorizzano un ipotesi progettuale di ampio
respiro nazionale ed europeo.

La cifra antropologica dell’ambito territoriale è sicuramente l’innata ospitalità verso chi proviene da altre città italiane e da altri Paesi stranieri; questa caratteristica viene elargita in modo naturale e spontaneamente formando
un’empatia riconosciuta ovunque, dote
apprezzabile anche sotto il profilo storico,
contribuendo in modo significativo nel dopoguerra a rilanciare i territori sotto il profilo turistico, facendone un riferimento dell’accoglienza tout court.

La diffusa capacità di ‘far incontrare’ persone di culture ed etnie diverse, trovando sempre un equilibrio costruttivo, ha fatto proliferare eventi cultural-politici a scala internazionale ad esempio: Meeting per     l’Amicizia tra i Popoli, San Patrignano, e Pio Manzù, eventi ludico-sportivi coniugando l’alto profilo teoretico a quello dell’aggregazione sociale, quasi a dimostrare che il raggiungimento di risultati pratici, economici e scientifici non possa prescindere dall’aspetto umano e dall’incontro amichevole con le persone. In una cultura dominante in cui lo scientismo domina incontrastato l’agire collettivo, un mix di calore, empatia, simpatia diffusi, creano una sinergia umana perfetta e rara che, come suol ‘fa la differenza.
La capacità a creare e gestire eventi di massa, è un’altra ‘dote’ delle persone che operano in questo ambito. Rivolgendosi ai grandi numeri rispetto ai piccoli gruppi, significa possedere una capacità organizzativa unitamente ad un intuito, una generosità personale, una volontà interiore, che fa prevalere l’interesse ed il bene pubblico rispetto al proprio.
Allestire, approntare, predisporre eventi di qualsiasi natura in poco tempo e a volte con risorse insufficienti, sembra essere una
prerogativa degli abitanti di queste regioni.Se pensiamo alla zona costiera in cui, nel periodo estivo la popolazione turistica cresce in media del 7/8 volte rispetto a quella dei residenti dimostra che, solo attraverso un’innata attitudine delle persone che riescono a convivere a questi ‘sbalzi’: un territorio a fisarmonica, in grado di armonizzarsi con i continui flussi che si alternano con segno opposto.
Se è vero che ‘siamo ciò che siamo in funzione 
dello spazio che occupiamo’, incontrare tantissimi luoghi di valore storico testimoniale,ricchi di cultura architettonica ed ambientale, non appare un’ardua impresa.
Questi territori sono un profluvio di eccellenze artistiche, architettoniche, museali, ed urbanistiche che, da secoli prima di Cristo fino ai nostri giorni, rendono questi paesaggi ricchi di memoria estetica e colta bellezza; le possibilità di incontrare cultura erudita sono davvero infinite.Il paesaggio che attraversa le suddette regioni comprende una porzione a scala ridotta dell’intero territorio naturale italiano, paesaggi marini, collinari, pianeggianti e montuosi, tra loro raggiungibili in poco tempo e facilmente fruibili dal punto di vista turistico; inoltre l’aspetto naturalistico non è disgiunto da quello tradizionalistico, caratteristica fondamentale per ampliare e puntare verso l’alto l’offerta turistico-recettiva di un territorio.
Una richiesta fondamentale dei tour operator europei e degli investitori stranieri è la facilità di raggiungibilità degli aeroporti ai centri di interesse economico, la necessaria ed ottima utilizzazione delle infrastrutture stradali e ferroviarie.Sotto questo profilo gli aeroporti esistenti, la rete autostradale e sopratutto la rete ferroviaria, garantiscono un livello ottimo di efficienza tra i più alti in Italia.Soddisfacente anche la rete di collegamenti locali, ad esempio quelli tra il mare e l’entroterra collinare, in grado di garantire il raggiungimento di magnifici borghi o complessi rurali di rilevante pregio architettonico.
Le infrastrutture sportive per lo svolgimento di manifestazioni a livello internazionale garantiscono già da ora, un alto livello prestazionale; non solo nei maggiori centri urbani, ma anche nei Comuni più piccoli, tanto da poter parlare di ‘sistema infrastrutturale’.
A parte lo sport del calcio che gode della massima diffusione, discipline sportive meno note o praticate dal grande pubblico, possono 
essere espletate in piccoli centri raggiungendo livelli di eccellenza; pensiamo infatti alla scherma nelle Marche, al nuoto in Emilia Romagna. Impianti sportivi spesso in grado di costruire dei poli attivatori in grado di rilanciare l’economia e l’immagine di un’intera realtà urbana.

 

CAPITOLO 1

OLIMPIADI GENERATRICI

DI UN TERRITORIO

 

I territori e le città creative sono i più appetibili dal punto di vista commerciale e i più
attraenti da quello turistico, culturale e del tempo libero. Attraggono talenti, sono aperti alle innovazioni, 
non hanno sbarramenti culturali e pregiudizi ideologici; sono fruibili e combattono le barriere fisiche e quelle ideologiche. Rendono il divertimento ed il divertimento è spesso lavoro.Vi sono città intrinsecamente creative
ed altre che lo possono diventare. Nelle prime si parla di un grande numero di lingue e convivono molteplici culture che crescono nel confronto reciproco e nella tolleranza, per le seconde è sufficiente un piano strategico
intelligente e coraggioso per trasformare luoghi urbani intrisi di problemi in città
attrattive, divertenti ed appetibili sia dal punto di vista commerciale che da quello culturale:Leisure city è il luogo deputato per gli operatori della conoscenza.

L’architettura è uno dei
motori della sua realizzazione.

 

CAPITOLO 2

COLLOCAZIONE

 

Rimini quale baricentro di un territorio che con un raggio di 100 km include Umbria, Marche,Toscana, Emilia Romagna e la Repubblica di San Marino definite come Italia Centrata.Un territorio con identità comune dal punto di vista economico -sociale, simile con punti di forza comuni, quali il tessuto produttivo fondato sulla piccola e media impresa, lo straordinario patrimonio culturale diffuso sul territorio, l’ambiente naturale di fascino, un’agricoltura di qualità, il turismo ‘dell’Ostenda d’Europa’ e la cultura, intese come attività produttive di primissimo rilievo e chiave di volta del futuro sviluppo. Un’ area, quindi, non solo geografica ma anche storico-culturale, di Leisure, dai molteplici legami che da sempre è riuscita ad attrezzarsi per superare conflitti e crisi economiche in grado di competere con successo con attività di promozione internazionale integrata, la realizzazione di una filiera turistico-culturale-ambientale, in grado di generare un’offerta sempre competitiva, attraverso la sua gente, con visioni future e innovative sapendo cogliere in anticipo le tendenze sociali deltempo. L’importanza dell’iniziativa che si inquadra in quel comune obbiettivo di creare sempre più strette collaborazioni nell’area dell’Italia Centrata. Le quattro regioni e lo stato di San Marino possono costruire, insieme, un ‘unicum’ in grado di intercettare e rappresentare quelle nuove istanze di un turismo che privilegia la natura, il paesaggio, la cultura e lo sport e che vuole percepire tutta la storia di un territorio e le tradizioni di una popolazione locale ospitale ed accogliente. Ci sono numeri, necessità, opportunità comuni che possono dunque formare, integrare molti servizi tra loro.

 

CAPITOLO 3

PERCHE’ UN TERRITORIO

 

La rigenerazione urbana e territoriale ha un ruolo centrale e prioritario nel processo di rinnovo dei luoghi in cui si svolgono le nostre vite e con esso la possibilità di rendere sostenibile lo sviluppo del Paese, riducendo o azzerando il consumo di suolo.Grandi motori del nuovo sviluppo urbano (comune a tutte le città del mondo avanzato, oggi ‘vincenti’) sono essenzialmente:la capacità dei luoghi di produrre lavoro (e quindi benessere), di investire sull’efficienza del sistema Paese in termini di infrastrutture adeguate,innovazione e cultura senza i quali non c’è competitività del sistema produttivo. La capacità dei luoghi di esprimere un’alta qualità della vita delle persone, in termini di qualità della residenza, dell’ambiente, dei sistemi di mobilità, dei servizi sociali e culturali offerti. Da ciò nasce la convinzione che una nuova stagione che persegua una efficace , corretta evoluzione e gestione dei nostri territori debba avere l’obbiettivo di strutturare iniziative che permettano di ricondurre alla persona le regole e le dinamiche legate allo spazio in cui viviamo, ritenendo che la qualità in cui si svolgono le nostre vite sia di primaria importanza e che sia in grado di generare economia e cultura. Si è consapevoli che esiste la necessità di un radicale rinnovo degli strumenti necessari alla gestione della città nonché quella di riscrivere una legge quadro statale che possa aggiornare i principi, gli scopi, gli indirizzi della pianificazione degli ambienti costruiti e degli spazi aperti. Purtroppo il prossimo futuro non consente di intravvedere una visione di tale respiro e il panorama legislativo in questi ultimi anni è costellato di disegni di legge su consumo di suolo, su agevolazioni fiscali, su proposte di deroga a parametri, o emergenziali a seguito di eventi calamitosi che, anche quando riescono a completare il lungo iter operativo, approcciano la materia territoriale sempre in maniera parziale, non coordinata e incidente sullo stato attuale. Il comune sentire è che il perdurare della crisi economica, in generale e del comparto delle costruzioni in particolare, sia effetto della normale ciclicità del mercato, aggravata dall’eccesso di burocrazia e dall’eccesso di tassazione. Su questi temi si sono quindi ricercate le soluzioni all’incapacità delle nostre città e dei nostri territori di evolversi al passo con quelli dei Paesi più avanzati con i quali ci confrontiamo. Dall’analisi del CRESME e dalle riflessioni dei molti autorevoli opinionisti è emersa invece un’altra tesi: la crisi economica e la dinamica del comparto delle costruzioni è strutturale, e si potrebbero individuare schematicamente tre concause: la grande produzione edilizia degli ultimi decenni che ha comunque prodotto un surplus di offerta.la società che ha cambiato e cambia nella sua struttura socio-economica (in termini demografici, di mobilità, di modello economico e ricchezza pro capite, di variazioni di classi d’età etc.).una gestione degli organismi urbani e dei territori che non risulta adeguata alla necessità di un approccio organico e multiplo alle problematiche, che non riesce ad intercettare le energie della comunità, che non riesce ad impostare le strategie né ad intercettare investimenti internazionali.L’uguaglianza dei cittadini, il valore del paesaggio, della ricerca, della cultura rappresentano valori imprescindibili; le città costituiscono i luoghi dove questi diritti si esercitano come richiamato dalla stessa Costituzione Italiana (art.9 e altri pertinenti).La Repubblica individua il sistema policentrico delle città e dei territori italiani come componente strutturante. La Repubblica promuove i processi di simbiosi tra le città e i territori di reciproco riferimento al fine di perseguire l’uguaglianza in termini di accesso ai servizi antropici e a quelli ecosistemici”. La città e i territori storici assumono importanza fondamentale nel loro duplice significato:configurazioni fisiche e relazionali da conoscere nel loro sistema di valori codificati e percepiti, nell’obbiettivo di una loro sostanziale conservazione e valorizzazione. Modelli di riferimento per un’urbanità a misura di uomo, da riprendere per attivare processi di integrazione e rigenerazione urbana. La Repubblica promuove studi e ricerche che supportino gli obbiettivi di tutela e valorizzazione nel contesto di una articolata e integrata attività di gestione delle città e del territorio. La conoscenza è posta alla base dell’alta qualità che deve connotare il progetto, comprendendo in tale dizione l’attenzione per l’intero processo che dall’analisi conduce, attraverso un percorso consequenziale, alla conversazione degli elementi autentici del costruito ed alla consapevole integrazione contemporanea. L’organismo urbano è da intendersi come ‘Bene comune’ in quanto contribuisce a prescindere dalla proprietà o uso dei propri elementi costitutivi, alla qualità della vita dei cittadini (è Bene comune la qualità dell’ambiente urbano intesa come prodotto degli spazi viari, degli spazi aperti, della qualità delle costruzioni,delle infrastrutture verdi e blu, ma anche la qualità di quegli elementi immateriali che definiscono l’uso e le consuetudini dei beni materiali). La Rigenerazione Urbana perseguendo la riqualificazione di brani di tessuto edificato e delle comunità che quei brani usano, persegue il consolidamento del ‘Bene Comune’ e ‘assume’ attività di Interesse Pubblico. Occorre quindi: introdurre il concetto di Bene Comuneapplicato all’Organismo urbano o alle parti utili alla vita della Comunità, applicare lo status di ‘Interesse Pubblico’ agli interventi di Rigenerazione Urbana, ridefinire il concetto di ‘Città Pubblica’ quale insieme di nuove tipologie di dotazioni territoriali cui assegnare criteri prestazionali oltre che quantitativi nella definizione del fabbisogno.

 

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